
BIO
CIAO, SONO MATTEO
Non credo di avere avuto una vita molto interessante, ma chi mi cura il sito – un mio caro amico – dice che devo per forza scrivere una bio. Mi chiamo Matteo, ma tutti mi chiamano Mitte. Sono nato a Tortona e mi sono laureato a Trieste. Non ho fatto nessuna scuola di cinema, anche se avrei voluto. Tutto quello che so l’ho imparato lavorando, rubando il mestiere a chi mi stava accanto. Sono uno stacanovista e sono curioso. Non avrei mai pensato di fare tv, né tanto meno documentari. Abito nel metaverso da prima che si chiamasse così. Ripudio l’ordine dei giornalisti e l’ordine in generale, anche se mi è spesso capitato di fare il giornalista.
Nel 2007 la mia prima inchiesta ha documentato incontri omosessuali a sfondo sadomaso, organizzati da un alto prelato all’interno del Vaticano. Il servizio, trasmesso da La7, è finito sulla prima pagina del Corriere della Sera, è stato ripreso dal TG1, dalla BBC e dalla CNN. L’alto prelato, nominato da Ratzinger a capo della Congregazione del clero e difeso dall’avvocato Taormina, ha intentato una causa da un milione di euro e ha perso. Nel 2008 ho ricevuto il premio Ilaria Alpi per il documentario “Le mani su Palermo”, una produzione Rai Fiction per la prima serata di Rai 3, che racconta i retroscena di una lunga e complessa operazione di polizia che ha portato alla cattura di due pericolosi latitanti, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, ai vertici di Cosa Nostra.
Nel 2013 ho scritto, girato e prodotto “Waste Africa”, un mockumentary ambientato ad Agbogbloshie in Ghana, una delle più grandi discariche di rifiuti elettronici. Il mediometraggio racconta in forma di favola la vicenda immaginaria di un piccolo principe di nome Samsung che vive e lavora raccogliendo scarti e detriti hi-tech in uno dei luoghi più inquinati della terra. Il documentario ha partecipato a moltissimi festival di cinema ambientali in giro per il mondo e non ha vinto nessun premio.
Nel 2019 ho scritto e girato “Il Mostro di Udine”, la prima docuserie true crime italiana ad aver riaperto un cold case. La docufiction prodotta da Groenlandia, indaga su una lunga serie di femminicidi irrisolti avvenuti a Udine tra gli anni ‘70 e ‘80 per mano di uno o più serial killer. È stata per me la prima esperienza nel campo della cronaca nera, un mondo che non mi affascina affatto, anzi, mi turba profondamente. Per questo poi negli anni successivi ho curato la regia di molti altri documentari di Sky Crime: “La modella assassina”, “Morte a Corso Francia” e “La strage di San Gennaro.”
Durante l’esplosione della pandemia di Covid-19, ho curato come capoprogetto o series producer – che dir si voglia – “Stories of a generation with Pope Francis”, la prima docuserie originale Netflix ad essere stata prodotta in Italia e distribuita in tutto il mondo. Questo documentario in quattro puntate è un mosaico di cortometraggi realizzati da giovani registi under 30 che ha come protagonisti donne e uomini anziani provenienti dai quattro angoli della terrra – tra i quali Papa Francesco, Martin Scorsese e Jane Goodall.


Sono anche autore e regista della docuserie “Lato A – La storia della più grande casa discografica italiana”, prodotta da Cattleya per Rai Doc e narrata da Marco Giallini e del programma Cose Nostre per Rai1.
Come autore, ho lavorato anche a molte edizioni di “Xfactor” e ho ideato e realizzato insieme a Matteo B. Bianchi, due o tre edizioni di “Strafactor”, l’unica parodia demenziale in tutto il mondo del famoso talent show. Ho curato il primo sviluppo di “Dinner Club” per Prime Video ed eccezionali e indimenticati branded content per Ceres, Corona, Nissan e Ferrovie dello Stato.
Nel 2023 mi sono persino concesso il lusso di vincere una sfida con me stesso scrivendo un romanzo true crime. Si intitola “L’ossessione del ragno” e svela tutto quello che non è e non può essere raccontato all’interno della serie tv sul Mostro di Udine, tentando di spiegare perché questo caso è rimasto irrisolto e forse per sempre lo sarà. Il libro è edito da Salani, la stessa casa editrice che pubblica in Italia i libri di Harry Potter. Ad oggi credo abbia venduto talmente tante copie, da non far rientrare la casa editrice dei costi di stampa della prima edizione.
Nel 2008 riceve il premio Ilaria Alpi per la regia del documentario “Le mani su Palermo”, una produzione Rai Fiction per la prima serata di Rai 3, che racconta i retroscena di una lunga operazione di polizia che ha portato alla cattura di due pericolosi latitanti .CONTATTAMI
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